L’appuntamento era per le 11,30, ma già mezz’ora prima un folto gruppo di olivettiani, il 25 maggio scorso, si aggirava nei pressi dei Giardini dei Menhir di Cavaglià (Biella) in attesa della cerimonia di intitolazione dell’area a Pier Giorgio Perotto, “ideatore del primo personal computer”, come recita, con un orgoglio che sembra trasparire fra le righe impresse sulla pietra, la lapide che oggi campeggia appunto all’ingresso dei Giardini.

E’ stato il compimento di un desiderio, di un’aspirazione, di un sogno coltivato un po’ da tutti gli olivettiani che ricordano Perotto come colui che aveva gettato le basi per portare l’Italia al vertice della tecnologia mondiale. C’erano tutte le carte in regola, ma la storia poi prese una piega diversa.

Il nostro collega Giuseppe Calogero aveva addirittura dato qualche anno fa una forma a questo sogno: veder sorgere a Cavaglià, paese natale di Perotto, un busto che lo ricordasse. Non si è trattato di un busto, ma pur sempre di un riconoscimento tangibile e visibile alla memoria del grande progettista, fra i “sassi” millenari del sito archeologico e il modernissimo centro polifunzionale della comunità cavagliese.

La lapide è stata scoperta sotto gli occhi sorpresi, ma partecipi, della delegazione della cittadina francese di Montbazin (regione Linguadoca-Rossiglione), che celebrava proprio in quel giorno, col suo sindaco in testa, il gemellaggio con Cavaglià. E’ stata un’occasione per coinvolgere i “cugini transalpini” nel fare commossa memoria di questo geniale italiano.

Al sindaco Giancarlo Borsoi il merito di avere concretizzato un’iniziativa per la quale si sono battuti tanti olivettiani, come è stato ricordato, nel corso della cerimonia, dallo stesso sindaco e da Bruno Lamborghini, presidente dell’Associazione Archivio Storico Olivetti.

Aver ricordato Perotto in questa circostanza, alla presenza degli olivettiani idealmente radunati nell’occasione sotto la bandiera virtuale dell’azienda che fu, potrebbe sembrare un’operazione semplicemente nostalgica. Ma non è così. Additare la sua opera, anche con una semplice lapide in una zona pubblica, all’attenzione di chiunque si trovi a passare di là, e in particolare dei più giovani, è un’occasione per insegnare molte cose.

Lamborghini e Calogero ringraziano la popolazione di Cavaglià

Del resto, la memoria, diceva Oscar Wilde, “è il diario che ciascuno di noi porta sempre con sé”.

Leggi il comunicato precedente

Share This