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La nostra eredità

Per tutti noi che abbiamo incrociato, più o meno a lungo, la nostra storia personale con quella della Olivetti, si può dire che tutto ha avuto inizio quando l’ingegner Camillo fondò nel 1908 la “prima fabbrica italiana di macchine per scrivere”, avviando un’avventura destinata a lasciare il segno nella storia industriale italiana ed europea e a rappresentare in tutto il mondo un modello di azienda “diversa”.

Diversa per lo stile ad essa impresso dal fondatore, consolidato e sviluppato poi da suo figlio Adriano, e mai venuto del tutto meno nel corso di una vicenda lunga un secolo. Anzi, esso si è mantenuto, per singolare e sorprendente sorte, quasi inalterato attraverso le generazioni di “olivettiani” che si sono succedute e le moltissime trasformazioni vissute dall’azienda: quelle legate alle tecnologie e ai mercati (dalla meccanica all’elettronica, dai prodotti per ufficio ai computer, dall’informatica alle telecomunicazioni) e quelle legate ai cicli di successo e di crisi.

Uno stile fatto di vocazione all’eccellenza tecnologica, all’innovazione, alla qualità, al design, alla internazionalizzazione; ma anche di un forte impegno a favore dell’arte e della cultura, di sensibilità verso i temi sociali e verso modelli avanzati di relazioni industriali, di una costante determinazione a creare un ambiente di lavoro stimolante, creativo, aperto, che incoraggiasse l’entusiasmo e il gusto della sfida.

Come tutte le imprese umane, anche Olivetti ha conosciuto momenti in cui questi valori sembravano (o erano effettivamente) appannati o smarriti; ma anche gli osservatori più critici hanno sempre finito col riconoscere un “marchio di fabbrica” a contrassegnare un inconfondibile spirito e orgoglio olivettiano.

E a ragione. Non dimentichiamo che sono Olivetti, fra l’altro, i primati mondiali nelle macchine da ufficio a tecnologia meccanica, nei computer da tavolo antesignani dei Pc, nelle macchine per scrivere elettroniche; e poi il primo Pc professionale europeo e le architetture software ancora oggi in uso presso banche, industrie, pubbliche amministrazioni in tutto il mondo. E, infine, che è stato scritto in Olivetti l’inizio di due fra le più brillanti storie di innovazione tecnologica e organizzativa, di imprenditorialità, di creazione di valore, degli ultimi decenni: quelle di Omnitel (oggi Vodafone) e di Infostrada.

Chi è interessato alla storia di Olivetti potrà trovare in questo sito molti rimandi a documenti e siti esterni. In particolare, invitiamo il lettore a visitare il nuovo sito Olivetti – Storia di un’impresa, promosso dall’Associazione Archivio Storico Olivetti. Per accedere ad una selezione di libri sull’argomento Olivetti, andate alla pagina Pubblicazioni.

Ma quando diciamo “la nostra storia” ci preme sottolineare un’altra cosa. Le vicende degli anni più recenti le conosciamo tutti. L’ultima, ennesima trasformazione di Olivetti, oggi specializzata in alcuni prodotti di nicchia, ha segnato un cambiamento profondo. Il nome è scomparso da tempo dai listini di Borsa e la Società, una volta a capo di un Gruppo di dimensioni mondiali, è ora, a sua volta, parte di un Gruppo più grande.

Ma gli olivettiani sono, per così dire, sempre qui fra noi. Oltre a quelli che in Olivetti tuttora lavorano, molti di coloro che negli anni vi hanno speso energia, coraggio, fantasia e professionalità, hanno trasferito le loro doti nelle tante posizioni di prestigio che occupano in tutta Italia, in Europa e nel mondo. E hanno in moltissimi casi dato vita essi stessi a nuove avventure imprenditoriali, destinate – lo auguriamo a loro e a tutti noi – a prolungare nel tempo e nello spazio lo spirito olivettiano.

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