Il passato non può essere cambiato, ma può fornirci stimoli per un futuro più positivo.

È questa la motivazione principale che spinge Simone Fubini, autore per Egea di

Oltre le occasioni perdute. Dal transistor allo smartphone: 60 anni di storia in presa diretta. (Egea 2015; 160 pagg.; 20 euro)

a ripercorrere la sua storia e quella dell’informatica italiana degli ultimi sessant’anni alla ricerca del perché l’Olivetti non sia riuscita a sopravvivere e perché non ci siano big player nazionali nella terza rivoluzione industriale, quella dell’information communication technology.

“La mia esperienza”, racconta Fubini, “è iniziata nel 1956, quando entravo alla Olivetti nel gruppo di Pisa sotto la direzione dell’ingegner Mario Tchou, che aveva il compito di progettare un calcolatore elettronico per utilizzo commerciale, il futuro ELEA 9003”. Erano gli anni della ricostruzione nazionale e del miracolo economico, che favoriva una cultura industriale assolutamente aperta all’innovazione.

“Sono stato un progettista” continua l’autore, “un sistemista, uno stratega, un gestore, ho attraversato questo mondo sia verticalmente, in tutte le sue funzioni, sia orizzontalmente, dall’informatica alle telecomunicazioni, alle applicazioni dell’ICT, per rendere più competitive imprese manifatturiere e di servizi.

Oggi, a quasi sessant’anni dall’inizio della sua storia professionale, si domanda se le cose sarebbero potute andare in maniera diversa se ci fossero stati interventi dello Stato, o accordi con partner industriali diversi? E ancora, avrebbe cambiato il corso degli eventi l’apertura degli azionariati sui mercati internazionali?

Tra la fine degli anni Ottanta e la metà anni Novanta, imprese italiane che fino ad allora avevano avuto un ruolo non secondario nell’offerta di prodotti e servizi di TLC non solo in Italia – esportando con successo tecnologie, prodotti e servizi in molti paesi del mondo industrializzato – sono scomparse. Si poteva evitare?

A queste domande nel libro si cercherà di dare delle risposte, ben sapendo che è facile trovare soluzioni a posteriori ma anche che non è un esercizio inutile per trarre insegnamenti per il presente e il futuro dell’ICT in Italia.

Dagli errori compiuti, infatti, si può sempre trarre insegnamento e quindi la seconda parte del libro l’autore si concentra sulle possibilità che la costante evoluzione dell’ICT offre ancora oggi all’Italia e al suo tessuto industriale.

Simone Fubini, ingegnere, ha partecipato in Olivetti al gruppo di progetto del primo calcolatore elettronico italiano, l’ELEA 9003. Dopo una lunga esperienza con General Electric e Honeywell nel settore informatico, è stato amministratore delegato di Telettra, direttore centrale di Fiat e direttore generale di Olivetti. Come imprenditore ha creato Projecta per operare in settori innovativi. È tra i fondatori di Kaleyra (già Ubiquity), azienda leader nel messaging su rete mobile.

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