… ovvero: tra i due litiganti il terzo non gode per niente

di Ugo Panerai

Era da tempo che volevo raccontare episodi di vita aziendale che mostrassero come non fosse sempre e tutto rose e fiori. Nulla che intacchi la mia fede olivettiana, beninteso, ma tanto per ristabilire le cose. E in fondo, diciamocelo, anche per renderle più credibili.

Ma ancora una volta Gianni Di Quattro, la penna, o se preferite la tastiera, più veloce del West mi ha preceduto col suo “Un ricordo” del 24 gennaio scorso.

Ma io il colpo ce l’avevo in canna e quindi lo sparo lo stesso. Non si tratta di un ricordo così pesante come quello di Gianni, ma di una circostanza protrattasi per molto tempo che rese il mio lavoro molto più difficile del solito.

Siamo negli anni 80: i riferimenti sono un po’ vaghi, come altri del mio racconto, ma sono i fatti quelli che contano e questi li ricordo distintamente. Come responsabile dei rapporti con la stampa per la parte tecnica (prodotti-tecnologie-mercati) curavo fra l’altro la redazione dei comunicati stampa sui nuovi prodotti e sulle applicazioni.

Il riferimento base erano ovviamente i colleghi del Marketing (all’epoca capitanati non ricordo da chi, ma sicuramente nome di un certo peso) coi quali mettevo a punto i testi, naturalmente con un paio di ricicli per correggere inesattezze, imprecisioni ecc.

Non so come, un giorno un collega del Product Planning, all’epoca sotto Marisa Bellisario via Pistelli, si imbatte in una bozza di comunicato relativa ad un certo prodotto, che avevo quasi finalizzato col Marketing. Il Product Planning era organizzato, giustamente, per linee di prodotto corrispondenti a quelle del Marketing. Comincia a intervenire su un sacco di punti alterando la bozza. Sapevo che il suo grande capo (Bellisario appunto) era potente e ascoltato e quindi comincio a preoccuparmi. Tento di dire che ne avevo parlato col Marketing, ma mi becco una risposta a metà strada fra “insomma, fa’ come vuoi, per me è così” e “vai da loro e digli che così non va, che ci ripensino su”.

Mi fu comunque consigliato di stare ad ascoltare quelli del Product Planning e di coinvolgerli nel gioco, chiamiamolo così. Da allora, in tutti i casi di comunicati tecnici cominciò un’altalena sfibrante con me che facevo la spola tra Product Planning e Marketing (che non si parlavano), cercando di mediare, smussare, ma alla fine dovevo uscire con un risultato perché i giornalisti non aspettavano né potevo informarli che dovevo sanare le fratture interne prima di andare a raccontare in giro come erano i prodotti.

Va detto che in quel periodo le persone del Product Planning mi sembravano molto preparate, ma certo sentirsi dire da loro “ma perché vieni da noi, questo è compito del Marketing” e d’altra parte dai colleghi del Marketing “ma se il Product Planning ha fatto queste osservazioni, che c’entrano loro col Marketing” non era un simpatico esercizio.

Fu un periodo molto faticoso, che durò qualche anno. Me la sono sfangata (leggere le rassegne stampa di quegli anni). Poi, forse con la partenza di Bellisario dagli enti centrali, riprese il consueto flusso di informazioni tra me e il Marketing, nel frattempo consolidatosi come struttura di riferimento per le informazioni. Il Product Planning non era escluso dalla lavorazione dei comunicati, ma era invocato quando c’era qualcosa di sua spettanza, p.es. più collegato alla ricerca oppure alla pianificazione delle evoluzioni.

Desidero precisare: con tutte le persone dell’uno e dell’altro fronte di cui parlo in questo flash (posso fare nomi e cognomi, almeno quelli che mi tornano in mente) sono sempre stato in rapporti amichevoli e le ricordo tutte con piacere, anche perché io nei rapporti di lavoro sono sempre stato attento al lato personale.

Ma, come recita un proverbio africano, “Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata“.

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