di Gianni Di Quattro                                               

Siamo arrivati alla fine di questo anno difficile per una pandemia che non ci lascia, per gli acciacchi che molti di noi anche a causa dell’età si ritrovano da un giorno all’altro, doloroso soprattutto per i molti amici e compagni che sono scomparsi e per quelli che magari si trovano in una situazione personale critica o per la salute o per qualsiasi altro motivo, come per esempio l’essere piombati nella solitudine.

È questo mese, l’ultimo dell’anno, quello più umano, in cui  i nostri pensieri vanno appunto ai propri cari e agli amici che ci hanno lasciati, si cerca inoltre di capire cosa ci è successo, cosa abbiamo fatto o forse dovevamo fare, si cerca di stare vicino agli amici che soffrono per qualsiasi motivo, si cerca di avere più pazienza, di non perdere tutte le speranze, di non avere remore per esternare sentimenti ed emozioni, affetti e amicizie.

È un mese che ci consente tutto questo in una atmosfera di allegria vera o apparente, per le feste che arrivano, per gli incontri che si fanno, per gli amici con cui si parla, per i pensieri che si fanno sul futuro, per il piacere di coltivare tutti i nostri sogni, per abbandonarsi e avere verso tutto il mondo non solo rispetto e piacere di esserci, ma anche amore e comprensione, solidarietà, cercando di acquietare l’egoismo che spesso alcuni di noi coltivano quasi senza averne coscienza.

È proprio un bel mese dicembre, un mese pieno di umanità, un traguardo superato e uno spazio grande davanti a noi dove possiamo scrivere di tutto come una lavagna appena cancellata, un mese che nello stesso tempo ci dà la voglia di stare con gli altri ma anche di stare con noi stessi per riflettere e sognare, con i colori delle vetrine per le strade e con i regali che si fanno e si ricevono belli e graditi anche se spesso inutili, con il piacere di organizzare pranzi e cene con cose buone e magari inusuali, con il piacere di stare a tavola con gli amici e i propri cari molto più del solito per partite a chiacchiere che sembrano non finire mai sui temi più caldi della nostra vita, su quella dei conoscenti e sulla società che ognuno interpreta in modo diverso e spesso pregiudiziale

La fine dell’anno è il compleanno di tutti, non solo di quelli che vi sono nati come recitano i registri anagrafici del paese, perché è come se tutti per una magia ci ritrovassimo uguali, con la stessa età, con gli stessi pensieri. Era un bel momento quando si lavorava in azienda, come tanti di noi in Olivetti, la più umana e bella azienda del secolo passato, perché con i colleghi si organizzavano cene infinite, incontri, bottiglie che continuavano a girare per gli uffici e segreterie dove su qualche tavolo non è mai mancato il panettone a disposizione di tutti.

Adesso c’è molta gente che lavora da casa e forse queste riunioni conviviali sono diradate, ma non c’è più neanche la Olivetti e il mondo è già cambiato molto provocando le nostalgie di tanti di noi anziani certamente curiosi del futuro, ma anche amanti del nostro passato, dei nostri amici, dei nostri percorsi e delle nostre storie, indimenticabili mentre la lontananza li fa apparire più affascinanti forse di quello che era la realtà. Facciamocene una ragione, aumentiamo amore e curiosità per il futuro, a prescindere dalla sua qualità e soprattutto quantità per tanti di noi, brindiamo con gusto alzando in alto i calici e vogliamoci bene!


 

 

 

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