Lasciamo questo 2012 pieno di sofferenze, tormenti e dubbi, augurandoci che l’anno che si schiude sia caratterizzato da una rinata fiducia e da una sia pur debole ripresa dell’economia, ma soprattutto con l’auspicio che tutti gli italiani di buona volontà si risveglino dal torpore di un benessere più percepito che reale e – spenti televisori e telefonini, politicanti e professorini – ritornino con rinnovato vigore ad occuparsi dei temi fondamentali che costituiscono la ricchezza di ogni nazione: la scuola e la ricerca, il lavoro e la solidarietà, lo sviluppo industriale e dell’agricoltura.

Fortunatamente, ci sono segnali di risveglio che spuntano qua e là in questi ultimi tempi, fra cui ci piace citare, per affinità di spirito e comunità di vita trascorsa, il recupero della memoria di Adriano Olivetti, dei suoi scritti e delle sue opere. Ne trovate le tracce nel vasto mondo di Internet e, ovviamente, anche sul nostro sito.

Non ci resta quindi che formulare ai nostri lettori i migliori auguri affinché il nuovo anno possa portare serenità, soprattutto a coloro che stanno vivendo momenti difficili, per la mancanza del lavoro, per problemi di salute, per la perdita di una persona cara. A loro, in particolare, l’auspicio di ritrovare sicurezza in sé stessi e volontà di continuare a lottare.

Vorremmo però aggiungere alle speranze comuni un desiderio interessato. Un sogno nel cassetto che vorremmo per lo meno veder avviato verso una felice soluzione nel corso di quest’anno. Eccolo.

La fabbrica della Cultura

Sull’onda delle celebrazioni per il centenario della fondazione della Ing. C. Olivetti & C. S.p.A., a maggio 2009 nacque – per iniziativa di Giorgio Panattoni e di altri colleghi – l’idea di recuperare la vecchia “fabbrica di mattoni rossi”, non solamente per costituire un simbolo dell’intera storia aziendale, ma anche un polo di diffusione della cultura olivettiana nei suoi vari aspetti: l’industria ovviamente, ma anche l’architettura, l’arte, l’editoria, le relazioni sociali, la politica del territorio.

Potete rileggere la storia dell’iniziativa, che ha generato anche un progetto di massima, sul sito dedicato all’idea. Dobbiamo però constatare che in più di tre anni si sono spese belle parole, ma non si è realizzato un bel nulla.

A quanto pare Panattoni è però determinato a riportare l’idea a galla di tanto in tanto, ed il 20 ottobre dello scorso anno ha inviato attraverso “La Sentinella del Canavese” un’altra lettera aperta al Sindaco di Ivrea. La risposta è molto generica e, pensiamo noi, abbastanza deludente (il tutto sul sito del progetto, www.olivetti-live.org).

Ma quello che ci ha colpito di più è l’assordante silenzio dei lettori del giornale; non una sola lettera al direttore nelle settimane successive: operai, impiegati, dirigenti, politici, sindacalisti e via cantando; tutti sepolti nel cimitero dei ricordi in cui la riconoscenza e l’orgoglio si sono smarriti.

Ci rendiamo conto che le ristrettezze imposte dalla spending review hanno drasticamente ridotto le capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche e delle aziende private, ma non possiamo non notare che la spending review è figlia del governo tecnico del 2012, mentre il problema di cercare di mantenere la memoria storica della Olivetti ha avuto inizio nel 2003, anno del delisting dell’azienda dalla borsa.

O forse Ivrea e il Canavese contavano sull’apporto finanziario e di idee di chi all’epoca guidava, per poi eclissarsi rapidamente, quello che una volta era l’unico polo privato italiano dell’informatica e delle telecomunicazioni?

E cosa hanno fatto le migliaia di persone che per anni hanno beneficiato delle illuminate iniziative di Adriano e della Olivetti “tout court” per ricambiare tutto quello di cui hanno beneficiato? Asili, mense, biblioteche, servizi sanitari, trasporti locali, quartieri abitativi, programmi culturali, gruppi sportivi, ecc.

Tutto questo non poteva generare un tentativo di coinvolgimento pubblico/privato, con una raccolta di fondi per cercare di riacquisire almeno la casetta (di mattoni rossi) da cui tutto era cominciato? Tutto questo non valeva poche decine di euro a testa contribuiti dagli olivettiani per fare da traino alle istituzioni?

Considerate queste parole come uno sfogo, magari un po’ cattivo e irriverente, ma lo scopo per cui lo scriviamo è quello di dare la sveglia, contemporaneamente al paese, anche a quelli di noi che non hanno ancora pensato di fare qualcosa, prima che sia troppo tardi ………….

mb

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