di Gianni Di Quattro

Ringrazio tanti che mi hanno detto di continuare a raccontare e sono felice di questa partecipazione non tanto per me e per le cose che dico naturalmente, quanto perché dietro ci vedo il piacere di continuare a sentirci di più, a frequentarci di più anche se molti non rispondono per tanti motivi. E questo è bello sul piano umano a prescindere dalla Olivetti che è la nostra piattaforma comune e che comunque rafforza, integra, amplifica il piacere della nostra voglia di ricordare e di sentire ricordare.

Parliamone comunque mi ricorda il modo che Elserino Piol aveva di sollecitare i collaboratori a studiare un dossier e di mettersi in fila per potergliene parlare e raccogliere le sue opinioni e le sue raccomandazioni. Piol aveva la capacità di evadere montagne di posta e di leggere una quantità enorme di riviste specializzate e di pescare le notizie, i riferimenti più interessanti, più rilevanti su cose di cui stavamo occupandoci o su cose di cui avremmo dovuto occuparci. La sua segreteria impiegava tanto tempo a distribuire i parliamone ed ognuno di noi quando lavorava al sesto piano del palazzo uffici e cioè al marketing aveva tutti i giorni il suo malloppo di parliamone.

Ma il sistema di comunicazione con i collaboratori che più mi è rimasto impresso è quello che usava un grande storico direttore di filiale italiano e cioè Angelo Jovino a Palermo. Usava trasmettere ai suoi collaboratori i suoi messaggi che potevano essere di plauso per qualcosa che avevano fatto o che avevano contribuito a fare o il suo disappunto (diciamolo con un eufemismo) od ancora il suo desiderio di saperne di più o il suo invito ad occuparsi di una certa cosa, a fare insomma un compito, attraverso un sistema di biglietti di formato diverso e di colore diverso.  Di modo che ognuno tutti i giorni poteva trovare sul suo posto di lavoro un messaggio del direttore che già senza bisogno di leggerlo diceva di cosa si trattava e di come andava interpretato.

Ma adesso propongo agli amici di aprire il baule dei ricordi che abbiamo cari, che ci hanno rallegrato, ci hanno resi felici, ci hanno turbato, ci hanno fatto incavolare. I ricordi delle cose che ci sono capitate sul nostro percorso e parliamo anche di persone, di protagonisti, di compagni cui siamo rimasti legati, di amici anche di quelli che purtroppo se ne sono andati precedendoci. Credo che sia interessante parlare delle atmosfere che nella Olivetti si sono susseguite a seconda delle epoche e se queste atmosfere o qualcuna di queste hanno avuto influenza sulla fine della azienda. Magari qualcuna certamente secondo me, vi anticipo. Così come può essere interessante riflettere sulle cose che hanno fatto parte della visione di Adriano Olivetti e che ancora oggi potrebbero essere di attualità o stanno tornando di attualità, dico a me stesso che è un peccato non avere più l’età per aiutare molte aziende, start up o meno, a recepire per crescere qualcuno di questi valori.

Insomma amici, grazie per i vostri commenti e continuiamo a ricordare insieme, soprattutto per continuare a sentirci vicini, a continuare ad essere felici delle nostre storie, a godere della umanità che insieme abbiamo costruito.

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