di Gianni Di Quattro 

Parlo della Spagna, un paese che da sempre e senza conoscerlo mi ha attirato per un po’ di tutto come la lingua, la cultura, la storia e per un certo non so che, mai riuscito a definire. Poi in Olivetti l’ho frequentato per lavoro quando mi occupavo dei sistemi informativi delle consociate estere e quelle brevi visite hanno confermato tutte le mie impressioni e il fascino che esercitava su di me. E quando ad un certo punto mi hanno proposto di andare in Spagna ad occuparmi del Marketing di quella consociata, non ho riflettuto e ho detto sì a prescindere, senza valutare aspetti logistici e personali, economici e di prospettiva di carriera.

Ci sono andato, erano i primi anni 70 ed era ancora al potere il generalissimo Franco anche se ormai malmesso in salute, anni in cui il terrorismo basco era forte e vivo, in cui avvenne il famoso e spettacolare attentato mortale al presidente del governo Carrero Blanco a Madrid.

La sede di lavoro era Barcellona, una città splendida e in quegli anni straordinaria, ma tutto il paese era pieno di fascino dalla monumentale Madrid alla Andalusia, alla bella Salamanca con la più bella Plaza Mayor del paese, dai paesi baschi alla Castiglia sino alla Galizia con i più buoni frutti di mare del mondo.

La cosa più interessante era la gente, persone ospitali, facili alle relazioni e alla amicizia, colte. Ho trovato tanta bella gente dentro la Hispano Olivetti, amici e colleghi che non dimentico malgrado il tempo trascorso, con qualcuno di essi ancora abbiamo frequentazioni purtroppo solo virtuali. Era capo dell’azienda consociata Riccardo Berla, un gentiluomo di stampo inglese amato e rispettato da tutti che trasformò la consociata e la proiettò nel futuro, creando e coltivando tra l’altro una classe dirigente di valore, cosa che non tutti fanno o sanno fare.

La Spagna era straordinaria anche per i colori, per il clima, per l’alternarsi dei paesaggi, per le tradizioni e per la cucina, si mangia in modo eccellente in ogni regione. E non solo per il cibo e il modo di cucinarlo, ma anche per gli ambienti, per il piacere che gli spagnoli annettono al cibo come mezzo per stare con la gente, per parlare, per comunicare.

Un’azienda che porta verso esperienze di questo genere anche se magari poi non consente di camminare a tutti quelli che ne hanno voglia, magari alla fine ti lascia anche cadere, dimenticando le sue origini e il suo tratto per cui era diventata famosa, rinnegando senza dirlo apertamente persino Adriano, l’uomo che gli aveva dato un’anima, rimane la più bella azienda del mondo.

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