L’anno è cominciato e prosegue imperterrito, non è bisestile come quello scorso ma si presenta ancora brutto. La pandemia corre e non si ferma, i vaccini mancano, quando ci sono non sono chiari i criteri con i quali vengono chiamati i cittadini, soprattutto in alcune regioni non molto organizzate come la Lombardia, la paura rimane, la pressione psicologica dopo tanto tempo di prudenza, di vita ritirata quasi reclusa, si fa sentire ogni giorno di più. Ma si sente che arriva la primavera, si vede dai colori che stanno cambiando, dalla natura che riprende a vivere, dal tepore che si diffonde scacciando il freddo invernale, dalla gente che malgrado il peso e la paura del coronavirus sorride di più dei mesi appena trascorsi, come avesse di colpo ripreso a sperare, riacquistato fiducia, sentisse che il tunnel dopo la curva diventerà pieno di luce.

Il mondo sta cambiando molto, arrivano nuovi protagonisti sul palcoscenico internazionale, forse il dibattito di dove andiamo comincia ad essere approfondito, molti temi e strampalate teorie che tenevano banco negli anni passati e che hanno persino raccolto adesioni politiche si stanno dimostrando fallaci e pericolose nel senso che hanno fatto in tempo purtroppo a produrre anche dei danni morali e materiali. Credo che, come detto in altri momenti, è fondamentale per continuare a voler bene alla vita, attaccarsi ai sentimenti belli, alla umanità. Perché possono dare la spinta per ragionare, per capire, per superare questo momento non felice per il mondo stretto nell’angolo da emergenze di vario tipo.

Tra i sentimenti belli, insieme al rispetto, all’amore per la bellezza, alla rettitudine intesa come un sentire che va oltre l’onestà, c’è l’amicizia. Non so a chi è capitato, a me di sicuro e cioè di girare tra i vari siti dedicati alla Olivetti, per fortuna diversi, alcuni, ma non solo, realizzati e gestiti da colleghi amici con la voglia di raccogliere e comunicare, “olivettiani” è uno di questi ad esempio ed è in contatto con tanti, di sentire quanto Olivetti è ancora attuale, quanto se ne parla.  

Ed ancora di leggere dovunque anche dove meno uno se lo aspetta, articoli e analisi sulla Olivetti di Adriano, sui valori su cui era costituita, come sono giunti sino a noi questi valori e quanto significato ancora rappresentano in un mondo profondamente cambiato. Parliamo solo della Olivetti di Adriano perché quelle successive hanno mantenuto molto di quei valori ma con un progressivo, seppur lento, degrado al punto tale che quando l’azienda l’hanno fatta scomparire ormai di quei valori si erano perse le tracce.  Molte di queste riflessioni dedicano un ruolo fondamentale alla nostra azienda, a come è nata, a quale è stata la sua esperienza, soprattutto al pensiero di Adriano attualizzato nel contesto economico di oggi sempre più violento.

Infatti, proprio di questi tempi dominati dal capitalismo finanziario, dalla tecnologia, che al di là dei vantaggi introduce anche una specie di limitazione della umanità, nel pensiero di Adriano e delle sue esperienze Olivetti molti hanno scoperto che sono sempre più una guida per ritornare a pensare all’uomo, a come ripensare la maniera di lavorare e agli ambienti, di come interpretare competitività e bellezza, di come non si devono e non si possono togliere agli uomini gli istinti e le speranze della felicità. Perché solo questi aumentano la produttività, proiettano l’azienda nelle posizioni alte dei mercati in termini di risultati e di immagine.

In altri termini e in conclusione, il pensiero di Adriano e le esperienze Olivetti oggi rappresentano un contributo importante, ideologico, politico, culturale per la ricerca e il disegno di una società diversa, per il modo di come aiutare l’uomo a crescere, per il rispetto del territorio. Attraverso un modo di fare impresa che rende perfettamente compatibili la modernità, con il rispetto umano e la libertà di fare in un mercato e in una società di tutti.

gdq     

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