Una lettera di protesta

“La storia di Matera e Adriano Olivetti, in particolare quella del Villaggio La Martella, rappresenta un passaggio fondamentale dell’architettura e dell’urbanistica italiana degli anni Cinquanta. Un’azione quella olivettiana nella città dei Sassi, ancora molto viva nel territorio, tanto da ritrovarla spesso nelle pagine del dossier della candidatura di Matera Capitale Europea della Cultura nel 2019.” Questo è l’inizio della prefazione al libro Matera e Adriano Olivetti edito nel maggio 2016 dalle Edizioni di Comunità.

Marzo 2020: apprendiamo che gli Ingegneri dell’Ordine della provincia di Matera hanno denunciato il loro profondo disappunto per la demolizione di un edificio comprendente lo schermo del cinema all’aperto adiacente al complesso del Teatro del Borgo La Martella, frazione di Matera, menomando così l’assetto originario dell’edificio teatrale, di cui l’elemento demolito è parte integrante. Edificio progettato da un lungimirante Ludovico Quaroni, uno dei più grandi urbanisti e architetti del Novecento, che immaginò un cinema all’aperto quasi settant’anni fa, sposando appieno la visione di ricostruzione sociale di quella terra da parte di Adriano Olivetti.

Nel 1949, dopo la pubblicazione di Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi e dopo l’inizio delle lotte popolari per la terra, Matera è al centro dell’attenzione non solo nazionale, ma anche internazionale, soprattutto in America, i cui soldati, risalendo la penisola, rimasero esterrefatti dal basamento della città bucherellato di grotte abitate, i cosiddetti “Sassi”. Nasce così l’idea di fondare un borgo rurale di cui si fa carico l’UNRRA-CASAS (di cui Adriano fa parte fin dal 1947 e di cui poi nel 1959 verrà eletto Presidente) e l’INU (di cui lo stesso Adriano è presidente dal 1950 sino alla sua morte nel 1960).

Tuttavia, l’interesse di Adriano per Matera era già nato nel primo dopoguerra, quando sulla sua rivista Comunità vengono pubblicati i lavori di ricerca e gli scambi di esperienze fra i vari studiosi italiani e stranieri sotto il titolo I contadini.

Viene formata una commissione interdisciplinare per lo studio della città e dell’agro di Matera, che si avvale della collaborazione urbanistica di Federico Gorio e Ludovico Quaroni. Dopo una prima ipotesi di progetto per un villaggio agricolo per accogliere i primi sfollati dai “Sassi”, si impone un nuovo progetto, che dovrebbe essere il prototipo della nuova comunità contadina, composto da teatro, cinema all’aperto, biblioteca, ambulatorio e altri servizi, affidato all’architetto e urbanista Ludovico Quaroni, insieme a Federico Gorio, Piero Maria Lugli, Luigi Agati e Michele Valori. Il borgo è quindi opera di grande rilevanza della corrente Neorealista del Razionalismo italiano.

Sociologia, urbanistica, architettura si fondono nel grande progetto sociale dell’utopia di Adriano. Forti le resistenze e i contrasti da parte dei partiti, della chiesa locale (pur avendo ricevuto lo splendido progetto di Quaroni) e dei vari potentati, che sicuramente non ne hanno permesso uno sviluppo socialmente completo.

Ora, anche le demolizioni…

Come scrive l’architetto Mauro Sàito, presidente di DoCoMo Italia – Basilicata e Puglie (Comitato internazionale per la documentazione e la conservazione di edifici, siti e quartieri del movimento moderno), professionista materano, nel suo documentato intervento nella lettera di protesta al Sindaco di Matera: “La memoria della ri-fondazione moderna di Matera è stata gravemente offesa da questa demolizione”.

Come Associazione Spille D’Oro, erede e portatrice di quei valori e di quell’utopia realizzata concretamente, anche se fortemente avversata, non possiamo rimanere indifferenti o lontani. Il villaggio La Martella fa parte di quel mondo di valori sociali, umani, urbanisti e architettonici per cui Ivrea stessa è stata riconosciuta come patrimonio dell’UNESCO. L’utopia di Adriano ha percorso l’Italia in tutta la sua lunghezza, da Matera a Pozzuoli a Ivrea. Nel discorso di Adriano Ai lavoratori di Pozzuoli riecheggia la condizione meridionale in tutta la sua estensione che include il mondo contadino di Matera.

L’Associazione Spille d’Oro Olivetti si unisce, ancora con i suoi 1800 associati sparsi in tutta Italia nelle varie Delegazioni dal Sud al Nord, a tutte le altre Istituzioni e Associazioni olivettiane (in particolare Olivettiana di Bologna che ha portato all’attenzione di tutti noi questo sfregio architettonico) perché venga fatta un’azione comune ai livelli istituzionali competenti.

Amici, non c’è solo la peste del coronavirus ma anche la peste dell’imbarbarimento culturale, che purtroppo, se non combattuta, sopravvivrà a questi tempi che ci tengono in clausura. A noi, che portiamo quella gloriosa Spilla d’Oro sul petto che Camillo ci ha dato, tocca esprimere coralmente lo sdegno, anche per evitare che lo scempio iniziale venga ampliato ad altri manufatti del Villaggio La Martella.

Associazione Spille d’Oro Olivetti

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