La grafica fa parte di quelle cose che tutti guardano senza davvero vederle. Eppure senza la grafica gran parte della comunicazione nel nostro mondo contemporaneo non esisterebbe: dai libri al computer, dalla pubblicità al packaging, dai quotidiani alle caramelle. I grafici, poi, sono considerati semplici appendici, strani operatori dell’immagine, che devono dare forma ai prodotti, oltre che ai sogni e alle ambizioni di scrittori, filosofi, editori, imprenditori, politici, e perfino contestatori.

Tutti hanno bisogno dei grafici, ma nessuno li reputa davvero importanti. Forse per questo si è dovuta attendere la quinta mostra del Museo del Design della Triennale di Milano per vedere finalmente scorrere davanti ai nostri occhi un concentrato del «paesaggio dei segni», che vediamo ogni giorno percorrendo in automobile le strade delle nostre città, oppure sedendoci su una panchina di un parco con un giornale o un libro in mano.

Finalmente la grafica è entrata nel tempio del design e l’ha fatto in modo discreto eppure eclatante. Il gran mascherone rosso di Leonetto Cappiello, che pubblicizza Oxo, brodo liofilizzato della Liebig, ci accoglie sulla soglia di «Grafica italiana»: un demone sorridente, beffardo e sarcastico che il caricaturista e cartellonista, nato a Livorno, dipinse a Parigi, quasi al termine dell’Art Nouveau. E accanto, dentro le bacheche dell’allestimento di Fabio Novembre, i libri futuristi, come a sancire, fin dall’inizio, che la grafica italiana possiede origini miste, spurie, e che il discorso intorno a quest’arte quasi invisibile va fatto con duttilità e immaginazione.

Esiste uno stile italiano, qualcosa di specifico del nostro contesto visivo? Oppure no, il design grafico è invece un prodotto internazionale o sovrannazionale? Per i curatori della mostra elegante e colta, la democrazia espressiva non contrasta con l’eccellenza.

Un nome per tutti: Olivetti. La vetrina e le bacheche che radunano i manufatti grafici e visivi della azienda di Ivrea sono straordinari: semplicità e intelligenza, un mix che lascia a bocca aperta ancora oggi.

(fonte: Marco Belpoliti, La Stampa, 6 giugno 2012)

La mostra è aperta fino al 23 febbraio 2013. Orari: Martedì – Domenica: 10.30 – 20.30; Giovedì: 10.30 – 23.00

Triennale di Milano
Viale Alemagna 6
20121 Milano MI
Tel. +39 02 724341

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