di Franco Bonino

Il Castello di Agliè (informazioni e visita virtuale al sito www.ilcastellodiaglie.it)

In una calda giornata di agosto (2012 ndr) mia moglie mi ha proposto di accompagnarla a visitare il Castello Ducale di Agliè. Siamo soliti, soprattutto nel periodo estivo, visitare qualche museo, galleria, sito di interesse storico. Approfittando della quiete ferragostana e di una certa rarefazione del traffico lontano dalle località vacanziere, abbiamo pianificato una visita al Castello.

Agliè. Quanti ricordi affiorano alla memoria!

Ricordi legati non solo al Castello, ma soprattutto al vicino stabilimento della Olivetti. Ho visto lo stabilimento per la prima volta nel 1962 e già a quell’epoca la sua struttura, benché ordinata ed architettonicamente pulita, aveva un qualcosa di antico quasi da archeologia industriale, specie se paragonato agli edifici funzionali, luminosi ed avveniristici dell’Ivrea di allora. Ricordo che lo stabilimento era stato in precedenza sede di una fabbrica tessile della De Angelis-Frua.

Da circa due anni ero stato assunto in Olivetti ed il mio ufficio, operante nell’ambito del Servizio Organizzazione, era incaricato della codifica e “meccanizzazione” dei cicli e dei tempi di lavorazione e della distinta base dei prodotti costruiti negli stabilimenti della ICO. Questa attività era propedeutica alla programmazione di officina, in termini di carichi uomo e carichi macchine, e alla programmazione del montaggio, in termini di approvvigionamento di parti e semilavorati. In sede di budget poi, le informazioni erano utilizzate per la valorizzazione delle parti e dei prodotti finiti.

L’attività dell’ufficio di Ivrea si sarebbe poi allargata progressivamente agli stabilimenti di Agliè, San Bernardo, San Lorenzo, Crema, Pozzuoli e Massa. Io fui incaricato, in qualità di capogruppo, di avviare l’attività nello stabilimentodi Agliè. Il gruppetto comprendeva, oltre a me, un collega più giovane e una collega incaricata della dattiloscrittura dei dati codificati su Audit, con contemporanea perforazione su banda, e della successiva archiviazione dei documenti.

Stabilimento di Agliè (Associazione Archivio Storico Olivetti, Ivrea)

La produzione di Agliè a quel tempo riguardava due tipi di macchine per scrivere: la Lettera 22, già in fase di sostituzione con la Lettera 32, e la Studio 44. Ricordo che al nostro ingresso nello stabilimento fummo accolti dal direttore, l’ingegner Tua, che provvide a presentarci ai vari responsabili dei settori operativi. La stanza che ospitava il nostro ufficio si trovava al primo piano della palazzina direzionale.

Di quel periodo ricordo soprattutto le levatacce del mattino per salire sull’autobus che da Torino, dove abitavo, mi avrebbe condotti ad Agliè, in tempo per l’ingresso previsto per le ore 7,30. L’autobus trasportava quasi esclusivamente operai ed operaie, ma accoglieva anche alcuni colletti bianchi, i più giovani dei quali erano un tantino intimiditi dall’estrosa e rumorosa simpatia dei colleghi … colletti blu.

Il lavoro di meccanizzazione integrale dei dati ed il controllo dei tabulati procedeva molto bene, con la fattiva collaborazione di tutte le funzioni coinvolte, avviandosi poi verso le più tranquille successive attività di aggiornamento. Ebbi così il tempo di realizzare un progetto al quale stavo pensando da un po’: quello di elaborare una fattispecie di manuale riportante le metodologie operative dell’ufficio (più tardi si sarebbero chiamate “procedure” …) ed i criteri di codificazione dei dati.

Una volta ultimato, il fascicolo venne giudicato interessante dall’ingegner Poma, nuovo direttore di stabilimento, che lo inoltrò ad Ivrea, non so esattamente a chi. Nei primi mesi del 1964 i miei capi mi informarono che, a seguito di un avvicendamento di incarichi, avevano deciso di nominarmi responsabile dell’ufficio principale di Ivrea.

Credo che due fossero le motivazioni di questa scelta: probabilmente la stesura di quel manuale, di cui conservo ancora gelosamente una vecchia copia eliografica; ma anche il fatto che un collega dell’ufficio di Ivrea, più meritevole di me per per maggiore anzianità di servizio ed esperienza, avesse scelto di privilegiare all’attività operativa quella sindacale, decisione che lo portò in seguito a ricoprire responsabilità sempre maggiori nel panorama politico eporediese.

Se ricordo il suo nome? Non potrei dimenticare Fiorenzo Grijuela …

Ingresso dello stabilimento in una foto recente (Associazione Archivio Storico Olivetti, Ivrea)

Per me fu un’importante soddisfazione personale ritrovarmi a soli 23 anni con tanta responsabilità. Era però anche la dimostrazione di una sensazione ricorrente che molti di noi provavano in quegli anni di Olivetti: che il domani professionale sarebbe stato sicuramente sempre migliore.

Ho rivisto il Castello di Agliè dopo tanti anni. L’ho trovato molto ben curato e gestito, con diversi nuovi ambienti da visitare. Veramente notevole, se confrontato con altre strutture storiche del nostro panorama nazionale, conservate in modo approssimativo.

Ho guardato con nostalgia anche il vecchio stabilimento della Olivetti, ormai vuoto ed inutilizzato. Ora sì che è entrato a pieno titolo a far parte della vera archeologia industriale e a rappresentare, anch’esso, uno dei tanti “perché” che popolano la storia del declino e scomparsa della nostra azienda.

 

Nota della redazione: Non possiamo parlare del Castello di Agliè senza ricordare, almeno con una immagine, il grande evento organizzato nelle sue sale e nelle corti in occasione del lancio del Personal Computer Olivetti M20 (1982)

Una sala del Castello di Agliè in occasione del lancio dell’Olivetti M20 Personal Computer (Associazione Archivio Storico Olivetti, Ivrea)

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